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ZINCO E SARS-COV-2

ZINCO E SARS-COV-2
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Ultimamente si è parlato molto dello zinco nella prevenzione e nel trattamento dell’infezione da Sars-CoV-2 in questi due anni di pandemia.

Un gruppo di ricercatori e clinici del dipartimento di Patofisiologia e Trapianti dell’Università di Milano e di quello di Neuroscienze e salute mentale dell’Ospedale Irccs Policlinico di Milano ha raccolto le evidenze scientifiche pubblicando i risultati su Advances in nutrition.

Lo zinco è un minerale che svolge un ruolo significativo nel rafforzare l’immunità, inibisce la replicazione virale e una sua carenza è legata a specifiche alterazioni del sistema immunitario e a un aumentato rischio di infezioni da patogeni.

La riduzione dei livelli di zinco causa l’attivazione impropria delle cellule immunitarie e la disregolazione della citochina IL-6, una proteina che influisce sull’infiammazione cellulare.

Il meccanismo è principalmente legato all’effetto di modulazione che lo zinco esercita sui geni che regolano questa citochina infiammatoria, riducendo il rischio di “tempesta citochinica”.

La sua carenza è associata a un’infiammazione cronica.

Inoltre, lo zinco sostiene la funzione del timo, del midollo osseo e della milza e favorisce lo sviluppo e la funzione dei linfociti T e l’attività dei macrofagi.

Lo zinco può aiutare a ridurre la frequenza delle infezioni, nonché la durata e la gravità del raffreddore quando assunto entro 24 ore dall’esordio ed è in grado di inibire la replicazione del coronavirus.

Questa inibizione della replicazione virale, quando la carica virale è ancora bassa, è molto importante perché in questo modo può permettere al sistema immunitario di avere la meglio sul virus.

Inoltre, si è visto come lo zinco svolga un ruolo centrale nella regolazione del funzionamento cerebrale, tanto che molti disturbi si associano a una sua carenza, comprese malattie neurodegenerative, disturbi psichiatrici e lesioni cerebrali.

Dal momento che non esistono nel corpo dei depositi di zinco, è necessario un suo apporto continuo con l’alimentazione e l’integrazione.

I risultati della review suggeriscono potenziali applicazioni sia a livello preventivo che terapeutico affermando che lo zinco è fondamentale per mantenere un corretto equilibrio del sistema immunitario e una sua carenza potrebbe essere considerata fattore predisponente all’infezione.

Molti dati scientifici, infatti, dimostrano una correlazione tra stato individuale di zinco e una predisposizione alle malattie virali, in particolare di carattere respiratorio.

In questa prospettiva, un’integrazione di Zn++ può essere utile per ridurre il rischio di infezione da Sars-coV-2, soprattutto nelle fasce di popolazione più fragili, come gli anziani, gli immunodepressi e i pazienti con malattie cardiovascolari.

Per quanto riguarda il potenziale impiego terapeutico, studi in vitro hanno dimostrato che lo Zinco è in grado di esercitare un effetto antivirale diretto contro i coronavirus, come Sars-CoV-2.

Questo micronutriente può quindi rappresentare un adeguato trattamento aggiuntivo ai farmaci attualmente somministrati per il Covid-19, in considerazione del suo specifico effetto inibitorio sulla replicazione intracellulare del virus.

Infine, grazie alle sue proprietà neuroprotettive, lo zinco può avere effetti significativi sul danno neurologico correlato a Covid-19 e sui sintomi della malattia quali il “Brain Fog”.

La neuroprotezione avverrebbe attraverso l’attività antinfiammatoria sistemica, in grado di attenuare la tempesta citochinica che spesso accompagna il decorso della malattia.

Con la capacità, poi, di migliorare la funzione della barriera ematoencefalica, la cui permeabilità può risultare alterata nei pazienti Covid.

 

Liberamente tratto e adattato da www.nutrientiesupplementi.it e dal libro “La Dieta Antivirus – come potenziare il tuo sistema immunitario”.