Home ABSTRACT LA VITAMINA D RIDUCE L’INFIAMMAZIONE
0

LA VITAMINA D RIDUCE L’INFIAMMAZIONE

LA VITAMINA D RIDUCE L’INFIAMMAZIONE
0

Durante la recente pandemia Covid-19 l’utilizzo della vitamina D a scopo preventivo e terapeutico è stato relegato a livello di fake new e sconsigliato dalle linee guida ministeriali.

Successivamente vari studi hanno dimostrato viceversa la sua efficacia e in uno di questi condotto da un gruppo di ricercatori veronesi, pubblicato di recente su Nutrients ha dimostrato che la supplementazione con colecalciferolo, in soggetti sani, giovani, ma carenti di vitamina D, determina una riduzione significativa della concentrazione ematica di molecole e citochine con azione pro-infiammatoria e noi sappiamo come la tempesta citochinica fosse alla base di una iperinfiammazione cha alterava la risposta del sistema immunitario.

Lo stato infiammatorio di per sé è un trigger importante per la cascata coagulativa che poteva portare alla CID (coagulazione intravasale disseminata) vera responsabile della mortalità.

Monociti e cellule endoteliali attivate possono portare all’espressione del fattore tissutale con conseguente genesi di trombina.

Contemporaneamente alcune citochine e chemochine pro-infiammatorie, come l’interleuchina-6, possono attivare la coagulazione, inattivare le vie anticoagulanti naturali e sopprimere la fibrinolisi.

Recentemente su Lancet è stato pubblicato uno studio che ha dimostrato che se fossero stati somministrati gli antinfiammatori come terapia domiciliare, e non la dissennata “tachipirina e vigile attesa”, si sarebbero evitate il 90% dei ricoveri ospedalieri e relative morti.

Nello studio sulla vitamina D sono stati arruolati 75 soggetti sani, carenti di vitamina D, ovvero con livelli ematici di colecalciferolo inferiori a 20 nm/ml e successivamente divisi in tre gruppi di 25 pazienti ciascuno. Ciascun gruppo ha avviato un regime di supplementazione quotidiano o settimanale o bisettimanale per 12 settimane.

All’avvio della terapia e, in seguito, ogni quattro settimane, per un totale di quattro mesi di follow-up, è stato effettuato un prelievo a questi soggetti per valutarne i livelli delle citochine infiammatorie sia al basale, sia nel corso della supplementazione, confrontandone valori assoluti e l’andamento nel tempo tra i tre gruppi.

Le molecole su cui ci siamo concentrati sono il Tnf-alfa e diverse interleuchine, tra cui Il-6, 8, 10, 17A e 23, tutte coinvolte a diversi livelli nelle cascate immunitarie dell’organismo.

In tutti i gruppi abbiamo osservato una significativa riduzione nel corso del tempo dei livelli di Interleuchina 6 e di Interleuchina 17A, specialmente ai prelievi alle settimane 8, 16 per Il-6 e alla settimana 4 per Il-17A.

Dimostrando così che in soggetti sani, giovani, ma carenti di vitamina D, la supplementazione con colecalciferolo, anche di solo poche settimane e indipendentemente dal regime di somministrazione adottato, produce una riduzione significativa della concentrazione ematica di molecole e citochine per le quali è ampiamente riconosciuto un ruolo pro-infiammatorio.

Questo conferma il ruolo immunomodulatorio della vitamina D e la giustificazione del suo impiego tanto in soggetti malati quanto nei sani carenti.

Questi risultati sono in linea con quelli dello studio Vital che ha osservato una riduzione dell’incidenza del 22% delle malattie autoimmuni in soggetti sottoposti a supplementazione con colecalciferolo e da cui la vitamina D è emersa con un possibile ruolo preventivo nei confronti di queste patologie.

Anche in pazienti con patologie di interesse reumatologico e di natura infiammatoria bassi livelli di vitamina D sono stati osservati come strettamente associati alla severità di malattia, e anche in occasione della pandemia da Sars-Cov2 una vitamina D scarsa è emersa come indice di prognosi sfavorevole, tanto che in alcuni lavori il ruolo immunomodulante del colecalciferolo ha portato a proporlo come una terapia aggiunta a quelle di fondo standard, con buoni risultati.