È ormai comune conoscenza quanto esercitarsi fisicamente faccia bene al corpo e alla mente, indipendentemente dallo stato di salute, età e sesso.
La scienza ha la consapevolezza di come l’esercizio fisico promuova miglioramenti funzionali nei tessuti invecchiati; tuttavia, la misura in cui simula la parziale riprogrammazione molecolare non risulta ben definita.
Ecco che con un nuovo, recentissimo studio sulle fibre muscolari, effettuato su modello murino e umano, rivela come l’esercizio influisca sull’espressione genica.
I medici più aggiornati, sanno che l’esercizio fisico è una vera e propria “poli-pillola”, perché è in grado di prevenire e curare molte delle più comuni malattie croniche età-correlate.
Proprio per questo l’esercizio va personalizzato e dosato prescrivendone tipologia di attività, intensità, frequenza e tempi di recupero.
In effetti, i molteplici cambiamenti indotti dall’esercizio riprogrammano l’espressione epigenetica delle fibre verso uno stato più giovanile (azione antiaging).
La ricerca certifica inequivocabilmente che le persone che si esercitano su base regolare non solo rafforzano i muscoli, ma migliorano anche il loro stato di salute generale e questo indipendentemente da quanto tardi nella vita incomincino ad allenarsi.
Sappiamo, ormai da alcuni anni, come l’esercizio fisico strutturato e ripetuto riduca per esempio il rischio di incorrere in malattie cardiovascolari, di sviluppo del diabete, così come dell’Alzheimer o il Parkinson nelle persone anziane.
La massa muscolare è oggi considerata un biomarker fondamentale per predire la sopravvivenza quando invecchiamo; quindi, sarcopenia (scarsa massa muscolare) e dinapenia (scarsa forza muscolare) sono associate a una minore qualità della vita e a una maggiore mortalità per tutte le cause: più si invecchia e più si diventa “fragili” sia di corpo che di mente.
L’esercizio fisico è effettivamente il farmaco più potente, efficace ed efficiente che abbiamo a disposizione, a costo zero e con effetti collaterali, se ben dosato, praticamente nulli.
Dieta sana ed esercizio fisico personalizzati, sono a tutti gli effetti un trattamento medico che migliora la salute e potenzialmente estende la vita, insieme a specifici supplementi e ad un uso coscienzioso ed effettivamente indispensabile di farmaci e cure.
Tutto questo rientra nell’epigenetica: ogni giorno, attraverso le nostre decisioni (alimentazione, sport, emozioni, integrazione, sonno…) decidiamo come invecchieremo.
Ma come si fa a riprogrammare le fibre muscolari?
Ebbene, l’esercizio fisico può far tornare indietro nel tempo l’orologio nelle fibre muscolari promuovendo la riprogrammazione epigenetica dei cromosomi nei nuclei delle cellule.
Esistono, nello specifico, quattro fattori di trascrizione Yamanaka in grado di ripristinare cellule specializzate e mature in cellule più giovani e flessibili chiamate cellule staminali pluripotenti. Conosciuti con l’acronimo di OKSM, sono: Oct3/4, Klf4, Sox2 e Myc.
Come riportato all’inizio, in un nuovo studio pubblicato su The Journal of Physiology, gli scienziati hanno confrontato gli effetti dei fattori OKSM sull’espressione genica nelle fibre muscolari di topi che avevano accesso, oppure no, a una ruota per esercizi.
Inoltre, hanno confrontato gli effetti dei fattori OKSM sui muscoli con gli effetti di un singolo fattore di trascrizione: Myc.
I ricercatori hanno scoperto che l’esercizio fisico induce l’espressione di Myc in misura maggiore rispetto agli altri tre fattori.
I topi del gruppo “esercizi” sono stati liberi di correre su una ruota senza peso per la prima settimana poi, nelle successive 8 settimane, gli scienziati hanno reso la ruota progressivamente più pesante attaccandovi delle resistenze magnetiche.
I risultati suggeriscono che l’esercizio riprogramma le fibre muscolari in uno stato più giovanile attraverso una maggiore espressione dei geni, in particolare Myc.
Dalle ricerche effettuate durante lo studio, si è notato che le alterazioni dell’espressione genica con OKSM e l’adattamento all’esercizio sono conservati nel muscolo umano dopo un allenamento prolungato (campioni di biopsia muscolare di donne con almeno 15 anni di storia di allenamento contro resistenza).
Questi risultati potrebbero fornire indicazioni per lo sviluppo futuro di farmaci specifici atti ad imitare questi benefici nelle persone che non sono oggettivamente in grado di esercitarsi, come malati allettati e gravi, astronauti, traumatizzati o con una disabilità motoria invalidante.
Attenzione però: a differenza di una pillola, l’esercizio ha effetti benefici in tutto il corpo, non solo nei muscoli.
Inoltre, Myc può causare effetti indesiderati, alcuni dei quali possono portare le cellule a diventare cancerose, quindi, ci sono evidenti rischi etici nell’aumentare in modo esogeno la sua espressione.
In aggiunta, per esempio, alcune prove attualmente disponibili suggeriscono che farmaci già noti come in grado di prolungare la vita (metformina e rapamicina) interferiscono con i benefici positivi dell’esercizio, in particolare nel muscolo scheletrico.
È come se, in qualche modo, i farmaci fossero in grado di bloccare la riprogrammazione epigenetica del muscolo che avviene attraverso l’esercizio fisico.
Insomma, se vogliamo raggiungere i migliori risultati sulla sfera della salute, non possiamo delegare e dobbiamo faticare.
Concludendo, questo è l’ultimo studio che certifica nuovamente come l’allenamento contro resistenza non sia solamente adatto ma altamente raccomandato per la terza età.
Riassumendo, per tutti i soggetti, compresi gli adulti anziani, le raccomandazioni in termini di frequenza sono: camminare tutti i giorni, allenare la forza almeno due giorni alla settimana e allenare la mobilità e praticare stretching quotidianamente.
Troppo? Sta a te decidere quanto mantenerti giovane.
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