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ATTIVITA’ FISICA E SISTEMA IMMUNITARIO

ATTIVITA’ FISICA E SISTEMA IMMUNITARIO
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Durante un allenamento l’organismo è sottoposto a uno stress che, per essere positivo e comportare dei benefici fisiologici e modellare il corpo, deve essere proporzionato alle capacità soggettive e anche al riposo/recupero, durante il quale avvengono le modificazioni adattative.

Possiamo quindi evidenziare che la risposta dell’apparato immunitario è comunque bifasica, ottenendo:

  • miglioramento entro un certo limite di attività fisica;
  • peggioramento oltre certi limiti.

Ne consegue che l’attività fisica nell’ottica di potenziamento del sistema immunitario, deve essere “dosata come un farmaco” da un medico competente in Medicina dello Sport.

Gli individui anziani con più massa muscolare hanno un maggior numero di cellule del sistema immunitario circolanti nel sangue, il che indica l’esistenza di un rapporto tra muscoli e sistema immunitario.

L’attivazione muscolare porta alla produzione di miochine che sono simili alle citochine prodotte dall’infiammazione da infezione, ma che esercitano un effetto allenante del sistema immunitario rendendolo più preparato al momento della vera infezione.

La produzione di citochine durante l’attività fisica segue una sequenza diversa da quella durate un’infezione.

Nell’infezione la prima citochina prodotta è la TNF-alfa e poi l’interleuchina 6 e poi altre a cascata sempre di tipo infiammatorio, invece nel caso dell’attività fisica la pre-attivazione dell’interleuchina 6 innesca la produzione di altre citochine dotate di effetto antinfiammatorio.

Inoltre la stimolazione stessa dell’adrenalina durante l’attività fisica esercita un effetto antinfiammatorio inibendo il TNF-alfa. Un esercizio praticato a moderata intensità, aumenta il numero di linfociti T dimostrando che l’esercizio può potenzialmente migliorare l’immunità.

L’esercizio favorisce la perdita di grasso e l’allenamento coi pesi è quello più indicato per diminuire il grasso viscerale, se associato a una dieta a basso impatto glicemico.

Ormai sappiamo che la maggior parte dei pazienti COVID-19 che finiscono in terapia intensiva ha una quantità elevata di grasso viscerale.

Estratto dal libro “La Dieta Antivirus” – Edizioni LSWR