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VITAMINA D E COVID-19: VEDIAMO COSA DICE LA SCIENZA

VITAMINA D E COVID-19: VEDIAMO COSA DICE LA SCIENZA
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Sono ormai quasi due anni che si susseguono studi su come certi specifici integratori riescano ad arginare se non addirittura evitare gli effetti avversi (a volte con esito fatale) da malattia da COVID-19.

Uno dei più studiati è sicuramente la vitamina D anche se ormai, di fatto, sarebbe più corretto chiamarla pro-ormone “D”.

La vitamina D3, un ormone steroideo, è un modulatore del sistema immunitario che riduce le citochine infiammatorie, ne favorisce la maturazione delle cellule e aumenta la funzione dei macrofagi.

La vitamina D stimola anche la produzione di potenti peptidi antimicrobici (AMP), che esistono nei neutrofili, nei monociti, nelle cellule Natural Killer e nelle cellule epiteliali del tratto respiratorio. Inoltre, è stato recentemente scoperto che sulla membrana dei linfociti T, che sono proprio le cellule del sistema immunitario preposte alla difesa contro le infezioni virali, esistono dei recettori, cioè delle specie di antenne che cercano la vitamina D. Questi linfociti T diventano efficaci contro i virus solo se vengono attivati dalla vitamina D.

Precedenti studi hanno correlato l’integrazione di vitamina D a un minor rischio di infezione acuta del tratto respiratorio e prove emergenti suggeriscono che l’insufficienza di vitamina D è correlata anche a un rischio più elevato di infezione da coronavirus 2019.

È di inizio anno, per esempio, la pubblicazione dello studio basato su un campione di 8297 inglesi, ove l’obiettivo era indagare la potenziale associazione tra l’uso abituale di integratori di vitamina D e il rischio di infezione da COVID-19 e valutare se tale associazione differisse in base ai diversi livelli di vit. D circolante e geneticamente previsti.

I risultati hanno evidenziato che, dopo aggiustamento per le covariate, l’uso abituale di integratori di vit. D era associato a un rischio inferiore del 34% di probabilità di infettarsi ed evolvere in COVID-19.

Da notare che questo risultato era legato all’integrazione, suggerendo una relazione specifica con la vit. D.

Ulteriori studi hanno inoltre evidenziato che chi aveva livelli di vitamina D considerati ottimali, riportava fino a 20 volte meno probabilità di subire eventi dall’esito critico (rischio di vita) rispetto a esiti lievi e fino a 8 volte in meno di avere un esito grave, sempre rispetto ad uno valutato lieve.

In breve, risulta che tra i pazienti affetti da COVID-19, quasi il 99% di quelli con carenza di vitamina D è morto, mentre fra coloro che ne avevano a sufficienza (almeno 30 ng/ml) solo il 4% è deceduto, anche dopo aver aggiustato i dati per età, sesso e comorbidità.

Sappiamo oggi che la discrepanza nell’incidenza e nella gravità del COVID-19 è multiforme e coinvolge lo stato biologico, sociale e, soprattutto, nutrizionale.

La carenza di vit. D, tra gli altri meccanismi, può causare un’eccessiva attivazione del sistema polmonare renina-angiotensina (RAS) che porta alla sindrome respiratoria acuta (ARDS – Acute respiratory distress syndrome), patologia potenzialmente fatale per cui i polmoni non sono in grado di funzionare correttamente.

RAS è regolato, almeno in parte, dall’enzima di conversione dell’angiotensina II (ACE2), che agisce anche come recettore primario per l’ingresso di SARS-CoV-2 nelle cellule.

Si è visto che la carenza di vitamina D può esacerbare il COVID-19, attraverso i suoi effetti su ACE2.

L’ACE2 è basilare per la conversione dell’angiotensina II in angiotensina 1-7, un processo che aiuta a regolare la pressione sanguigna, l’equilibrio dei liquidi corporei e in generale l’equilibrio sia fisiologico che fisiopatologico del corpo ed è collegato alla salute immunitaria e alla protezione dalla malattia COVID-19.

Oltre agli effetti virali diretti e ai fattori infiammatori e immunitari associati alla patogenesi di COVID-19, la down-regulation di ACE2 e lo squilibrio tra RAS e ACE2/angiotensina 1-7/recettore MAS dopo l’infezione possono anche contribuire a lesioni multiple d’organo in COVID-19.

Ecco come la glicoproteina spike SARS-CoV-2, che si lega proprio all’ACE2, risulta un potenziale bersaglio per lo sviluppo di farmaci, anticorpi e vaccini specifici.

Ma proprio il ripristino dell’equilibrio tra RAS e ACE2/angiotensina 1–7/recettore MAS può aiutare ad attenuare le lesioni d’organo.

Ebbene, gli studi e le evidenze cliniche ci riportano che la vitamina D può prevenire la sindrome respiratoria acuta (ARDS), attraverso il blocco della produzione di renina e angiotensina II e stimolando l’espressione di ACE2.

Ora vi potrete chiedere se questo approccio è percorribile solamente per prevenire la malattia, con i dovuti tempi, o è utile anche da chi è ormai positivo al virus, con sintomi lievi e con valori inadeguati di vit. D.

Uno studio ha dimostrato che si, la vitamina D assunta oralmente ad altissime dosi per due settimane (fino al raggiungimento di valori ottimali) risulta “curativa” aumentando sensibilmente le probabilità di evitare la ospedalizzazione e di eliminare il virus entro la terza settimana dall’inizio della sperimentazione.

In definitiva, concludendo, le ricerche hanno evidenziato come coloro che avevano livelli ottimali di vitamina D di 50 ng/ml o superiori prima dell’infezione da SARS-CoV-2 avevano una probabilità praticamente pari a zero di esito fatale a causa della malattia, suggerendo che l’integrazione di vit. D, fino almeno al livello sopra riportato, può ridurre il rischio di morte per COVID-19.

A questo punto, un semplice esame del sangue è essenziale per capire il proprio stato attuale e, nel caso, provvedere all’integrazione, sempre sotto la supervisione di un medico competente in materia ed aggiornato.

 

Fonte:

Hao Ma, et al., Habitual use of vitamin D supplements and risk of coronavirus disease 2019 (COVID-19) infection: a prospective study in UK Biobank. The American Journal of Clinical Nutrition, Volume 113, Issue 5, May 2021, Pages 1275–1281.

Lau FH, et al. Vitamin D insufficiency is prevalent in severe COVID-19. medRxiv. 2020.

Ali Daneshkhah, et al., Evidence for possible association of vitamin D status with cytokine storm and unregulated inflammation in COVID-19 patients. Aging Clin Exp Res. 2020 Oct;32(10):2141-2158.

Mobeen Abdrabbo, et al., Vitamin D and COVID-19: A review on the role of vitamin D in preventing and reducing the severity of COVID-19 infection. Wiley Online Library. First published: 23 September 2021.